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Lenz Teatro | Sala Majakovskji

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LENZ RIFRAZIONI

LA GLORIA | 55'

da Gabriele d'Annunzio
première creazione per Natura Dèi Teatri #18
150° anniversario nascita Gabriele d'Annunzio

Creazione < Francesco Pititto | Maria Federica MaestriDrammaturgia e imagoturgia < Francesco Pititto
Installazione e costumi < Maria Federica Maestri

Musica < Andrea Azzali_Monophon
Interprete < Valentina Barbarini
Cura e organizzazione < Elena Sorbi | Ilaria Montanari
Comunicazione < Eleonora Felisatti
Ufficio stampa < leStaffette | Raffaella Ilaria | Marialuisa Giordano
Luci < Gianluca Bergamini | Nicolò Fornasini
Assistente alla regia < Alice Scartapacchio
Realizzazione scenografica < Maurizio Bercini | Donatello Galloni | Sonia Menichelli
Produzione < Lenz Rifrazioni

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Dopo lunghe fasi di lavoro sul romanticismo tedesco – Lenz, Büchner, Kleist, Goethe, Hölderlin – e sul Seicento spagnolo e inglese – Calderón de la Barca e Shakespeare – abbiamo avvertito l'urgenza di focalizzare la nostra indagine drammaturgica sulle forme espressive primarie della storia italiana in una lettura scenica realizzata per simmetrie metastoriche. Da Dido a Aeneis, poi a Aeneis in Italia, la ricerca di Lenz Rifrazioni si è concentrata sulle origini fondative della lingua italiana e sulle diverse trasformazioni geografiche, politiche e linguistiche del nostro Paese. Da Virgilio al Manzoni, da d'Annunzio a Pasolini, attraversando ordine e disordine, caos e impeto glorioso, scritture di battaglia e di poesia. Comune denominatore di questa ricerca è Valentina Barbarini, straordinaria attrice e trasduttrice gloriosa del disegno e dei segni che contraddistinguono la nostra estetica teatrale. Nel suo corpo minuto e solitario grandeggia scarnificato il monumento testuale eretto da d'Annunzio per glorificare la decadenza della funzione eroica. La retorica del potere dittatoriale, la necessità della guerra civile permanente ammorbano "La Gloria" d'annunziana, che continua – come una premonizione - il racconto di un epos tragico anticipatore del nostro presente. Per restituire d'Annunzio alla sua profonda ed inesaurita modernità linguistica, abbiamo aggredito la struttura drammaturgica dell'opera smantellandone l'impianto e riducendo la pluralità dei personaggi ad una sola funzione scenica; scrostato la superficie letteraria del testo per farne emergere la crudezza classica, la violenza della sua verbosità patologica. Ne è rimasto un 'al di qua' pietrificante, un monumento alla fisica fascista del potere che prefigura l'altra notte luttuosa degli anni settanta, quella dello stragismo nero, rimossa dalla nostra memoria quanto quella del terrorismo brigatista.

 + |  Gabriele d'Annunzio


"Tutto quel che è terribile ed ignoto somiglia alla tua maschera. Ma chi sei tu? chi sei tu? Non t'ho conosciuta mai. Morirò di te, senza conoscerti. Sei viva? sei estranea? hai il tuo respiro? O io medesimo t'ho fatta e tu sei in me? Come quella sera, quando apparisti, ora non mi sembri di materia umana. Chi sei tu? Prima d'uccidermi, dimmi il tuo segreto."
Così Ruggero Flamma, nuovo e ormai vecchio dittatore di fronte alla maschera della Gloria, il cui respiro ha spento in lui la fiamma dell'urgenza, della violenza necessaria, della passione neo-rinascimentale per alimentare quella del nuovo condottiero Messala. In quest'opera, rappresentata un'unica volta nel 1899, Gabriele d'Annunzio crea una partitura drammatica che si regge su colonne tematiche e drammaturgiche che, al di là di evidenti coincidenze storiche circa la condizione attuale del nostro Paese, richiamano elementi portanti della ricerca artistica contemporanea. I continui rimandi shakespeariani – Giulio Cesare, Lear, Riccardo II, Macbeth, Coriolano, Amleto – i suoi primi appunti sull'opera a venire: "I titoli degli episodi basteranno forse a darle una chiara idea del mio intendimento: La Fame, La Pestilenza, La Paura, La Ribellione, La Vittoria" le osservazioni sulle reazioni del pubblico alla liturgia teatrale, sulle sue emozioni e sulle manifestazioni di liberazione catartica ne fanno un interessante esperimento di "tragedia nazionale" e stimolo per nuove riflessioni linguistiche. L'unione in un unico attore, Ermete Zacconi, del protagonista e del suo antagonista (deuteragonista, come al tempo degli attori antichi), il ruolo erotico-meduseo terrorizzante affidato a Eleonora Duse, il rilievo drammatico di segmenti esterni come La Voce, i colori del crepuscolo e degli incendi, il respiro mortale e glorioso della passione politica, il nero della folla sono tutti elementi di forte valenza estetica e linguistica contemporanea.
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The dramaturgical structure of d'Annunzio's 'Gloria' is dismantled and the characters reduced to one, for the sake of a renovated linguistic modernity. Classical crudity of the text comes to its literary surface. In this rather unknown work d'Annunzio's contemporary artistic research is clearly recognizable. The rhetoric of dictatorship, the need for a civil war remain fundamental elements of a tragic epic, which anticipates our present.

 

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