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Exilium

da Tristia ed Epistulae ex Ponto di Ovidio

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credits
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 Il video è disponibile su Vimeo, previa richiesta password, al link 

http://vimeo.com/33774133
 

Exilium è la nuova creazione di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto, musica di Andrea Azzali, opera visuale e performativa ispirata ai Tristia e alle Epistulae ex Ponto - opere dell’esilio di Ovidio a Tomi (l’attuale Costanza) in Romania - realizzato per la parte filmica nei luoghi dove il poeta latino trascorse gli ultimi anni della propria esistenza. Exilium segna un ulteriore sviluppo della ri-figurazione poetica di Lenz Rifrazioni iniziata con Radical Change (2007) e Chaos (2008), creazioni ispirate alle Metamorfosi di Ovidio.
 
L’esilio nell’accezione latina è una forma di punizione, molto praticata nel mondo antico e medievale, che consiste nell’allontanamento forzato e obbligatorio di un condannato dalla sua terra d’origine. L’alternativa per chi non osservava quest’obbligo era la pena di morte. La pena dell’esilio era comminata dal potente per qualsiasi motivo utile al mantenimento del proprio potere; poi, nel tempo, soprattutto per motivi politici o razziali. Nel mondo moderno all’esilio imposto si è aggiunto l’esilio volontario – exilium volontarium – come negli anni del fascismo o durante la persecuzione degli ebrei mentre nell’oggi la forma più diffusa di esilio volontario è praticata per motivi di sostentamento, di fuga da situazioni di guerra e persecuzione etnica, di difesa della propria vita e di quella dei familiari: con tutto quel che comporta l’allontanamento forzato dal proprio habitat sia in termini di relazioni affettive sia di rapporto con il luogo vero e proprio.
 
L’exilium che Lenz Rifrazioni intende assumere a pretesto creativo per delineare una mappa di rappresentazione umana ed artistica è racchiuso nell’opera Tristia e nelle Epistulae ex Ponto di Ovidio. I Tristia sono una raccolta di 50 elegie, distribuite in cinque libri e composte probabilmente tra il momento dell'immediata partenza per l’esilio e i primi anni del soggiorno forzato. I primi due libri sono composti durante il viaggio che porta il poeta a Tomi - l’odierna città di Costanza in Romania - e riguardano i sentimenti del poeta che seguono l'editto augusteo; gli ultimi tre libri sono ispirati alla nuova e triste condizione di esule e alla sua difficile interazione con il paese.
 
Le Epistulae sono dei componimenti in forma di lettera poetica che hanno come destinatari amici, familiari o personaggi influenti che vengono supplicati dal poeta affinché possano riuscire a farlo tornare in patria. Nonostante momenti di eccessiva adulazione le Epistulae contengono considerazioni sul tema dell'amicizia, che l'esilio sembra avergli fatto scoprire e approfondire, e alcune riflessioni sulla poesia, che viene ormai vista da Ovidio come unico riscatto della sua condizione di esule.
 
Il progetto diventa particolarmente significativo proprio per il ribaltamento storico della condizione d’esilio di uno dei più grandi poeti latini in terra oggi rumena e la condizione di esilio oggettivo in cui si viene a trovare l’artista – o anche il semplice lavoratore – di quel paese, oggi facente parte a pieno titolo della Comunità europea. Per questa regione considerata agli inizi del secolo come la “California romena, un “Eldorado” ai confini dell’impero, il termine exilium rappresenta quella condizione umana reciproca che meglio definisce la continua e complessa metamorfosi del mondo contemporaneo. La condizione della nostalgia della propria terra – della propria lingua, dei suoi colori, cibi e profumi, della sua gente  – diventa allora stato d’animo comune e intensa forma di comunicazione priva di pregiudizi.
 
Ma esistono forme di esilio meno evidenti pertinenti ad una geografia umana confinata nella campità urbana. I soggetti esiliati da locazioni corporee amate e costretti in environment intristenti: exilia in interiors ed exilia in exteriors possono combinarsi in un’unica esistenza inesistente segnalata esclusivamente dall’essere ex-habit ed ex-habitat. Oltre il luogo è il tempo dell’esilio che allontana dalla vita, esiliando l’uno dalla giovinezza, l’altro dalla bellezza, quello dal sesso, questo da dio o dagli uomini. Si sta in esilio dalla ragione confinati nella propria follia, lontani dalle case e dagli amati. Stanno in esilio gli animali senza più natura e la natura senza più il selvatico. Senza felicità in esilio si resta.

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SHOW ROOM

La materia contorta e piegata, il design del pensiero si dispone in uno spaccato, come un rilievo, cinemascope del presente esiliato. Gli oggetti, freddi e lucenti, arredano il pavimento base d’acciaio, dentro i confini del Paese di Exilium.
Appena fuori, in terra già straniera, agiscono i corpi che, esponendosi nella più intima occupazione, ri-formano epifanie e parentesi di memoria vitale, umana, sociale. Ma è finzione, reale è solo l’abitare – room dello show – del ricordo, del rimando, del gesto d’addio, e poi del ritorno.
Le immagini, al di sopra come nel cielo, come quadri seriali rigettano spezzoni dell’altrove appena avvertito, tastato, ricercato nella patria in esilio – Bucaresti, Costanta – di chi vive in quella lontana, l’Italia. Ma anche là si è lontani, soli, lo sguardo dell’uomo al balcone non riconosce la folla che passa di sotto. Lo sguardo è al confino, nel tempo di ieri.
Ancora “Io qui o io non qui”: questo è il punto, il vero problema di chi vive lontano. L’infanzia è cantata in una lingua sconosciuta – il polacco ? – e le scimmie e le tigri rintrano nelle gabbie arredate da rocce d’acciaio. Le parole si adagiano sulle asperità delle cose, tra queste una vela che può solo annegare, morire come una donna sul fondo di ogni mare.
 
 

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 Exilium  Exilium  Exilium  Exilium
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