Solstizio d’inverno frammenti da Edipo il Tiranno e Antigone di Friedrich Hölderlin
Sei donne aspettano sedute, mentre cala la luce del giorno. E’ il solstizio d’inverno, quando i raggi del sole colpiscono la terra, in verticale sul tropico del Capricorno.
L’uomo e la macchina vedono l’annunciarsi di un conflitto imminente dentro il campo scelto dell’inquadratura.
Hölderlin.
Il linguaggio è perduto. Quale parola? Quale segno? Non più parole ma cartelli, muti. L’attesa inizia, impaziente, la battaglia infuria e tutto tace. L’artificio sacrifica il paesaggio esterno, per vedere dentro, l’automatismo del diaframma sceglie la propria via. Tutto è fermo, tutto accade. Scende la luce e per resistere dentro, all’interno, si lascia libero il "fuori". La luce muore, la luce nasce. E ritorna allora il paesaggio perduto, il tetto svanito nella sovraesposizione precedente. Il conflitto luminoso si attenua, si spegne fino al buio. Le donne lasciano il campo e, nel quadro, ritorna il gufo cieco, come Edipo il Tiranno.
L’opera è stata presentata in numerose rassegne e festival tra cui:Inverso Sud / Aversafilmfestival (1996), TTV Concorso Italia di Riccione (1996).
"C’è rispetto per la geometria della Natura e c’è poesia in Solstizio d’inverno.(…) Ci sono innumerevoli suggestioni in questo filmato di alta quaità: la narrazione fluisce spontaneamente dagli sguardi, dalle cose che si lasciano intravedere, dalla musica, dal ricordo dei predatori…" Maurizio Schiaretti.
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