Giuliana di Bennardo, artista
tra le più rigorose e profonde del panorama contemporaneo italiano
è nata nel 1954. Tra le recenti creazioni ricordiamo, Verso Hölderin,
Indubitabile il corpo, Planetaria, A Hölderin 1843-1993, Memorie
Visive di Giuliana di Bennardo e Melina Mulas. Dal 1991 al 1998
crea gli spazi scenici dei più importanti lavori di Lenz Rifrazioni.
Numerose le esposizioni in Italia e Francia.
Ogni corpo cerca o fugge la luce, a seconda dei momenti, degli stati
d'animo, dei piaceri, dei fastidi. Giuliana di Bennardo ha chiesto
alle persone che fanno parte di Lenz Rifrazioni di porre il proprio
corpo su uno stradello di campagna, un luogo come un altro, in cui
il tempo è dato solo dalla luce chiara del primo pomeriggio. Un
luogo di assenze e di presenze. Segnato dal rumore sordo del volo
degli insetti e dal suono dell'aria. Lei indaga il movimento di
quei corpi, chiamati a girarsi e a rigirarsi. Si pone sopra di loro,
li osserva, li segue e poi scatta con una piccola macchina fotografica.
Ne cattura il disegno, la traccia, l'indice, che si viene a creare
leggero sulla terra. I corpi sono distesi, inermi, le carni cadono,
riposano, non lottano più, come se entrassero a fare parte del tutto,
della natura, privi di una reazione. Giuliana è interessata al loro
rapporto con il fondo, un terrain vague senza connotazione, margine
solito dello sguardo, forse della coscienza. Il centro dell'indagine
è il rapporto che viene a crearsi tra il corpo e il fondo su cui
appoggia. Rapporto segnato dall'ombra: interprete o semplicemente
comprimaria della messinscena. È il tutt'uno, la non soluzione di
continuità tra vuoto e pieno, è lo spazio che entra nei corpi, che
a loro volta, tuttavia, entrano nello spazio. In verità è un'operazione
di spoliazione. È da parte sua il tentativo-riuscito-di giungere
all'essenza delle cose, testimoniata dalla presenza del segno. Lo
fa attraverso la fotografia, che qui è Polaroid, di cui ama l'impasto,
la liquidità di rimando pittorico. (...) Con i corpi distesi viene
a crearsi un rapporto tattile come di fronte al tuttotondo in scultura.
Non ci sono confini, demarcazioni. Manca la terza dimensione. Il
cielo e la terra avvolgono, coprono i corpi che navigano come in
un magma. I corpi diventano segni, indicazioni di presenze, immerse
in un macrocosmo in cui l'uomo non è che una componente equipollente
del tutto.
The artist Giuliana di Bennardo has created a new work for
the Festival, 12 Portraits 228 Polaroids. The successful attempt
to reach the very essence of things, substantiated by the presence
of signs. |