Da Elegie Duinesi di Rainer
Maria Rilke
Mise en parole < Francesco Pititto
Installazione_Involucro < Maria Federica Maestri
Interprete < Elisa Orlandini
Produzione < Lenz Rifrazioni
E’ dal 1996 che Francesco Pititto lavora ad una mise-en-parole
contemporanea dei testi poetici. Opere di Pierluigi Bacchini, Juan
de La Cruz, Friedrich Hölderlin, Cristina Campo sono state
restituite alla pienezza del corpo poetico vivente. Interprete preferita
delle elaborazioni sceniche dell’opera rilkiana è Elisa
Orlandini, attrice capace di superare la grammatica attoriale per
spingersi all’interno del nucleo tematico formale del testo
poetico.
Dalla Prima, dalla Quarta, dall’Ottava. Parti di
queste elegie duinesi formano il canto unico di questa messa in
scena della parola estatica. L’angelo tremendo poiché
estraneo alla natura umana - così distante dall’angelo
cristiano – della prima elegia segna la diversità della
condizione umana. E’ coscienza totale, non partecipa allo
spegnersi della vita, non muore. E’ energia pura, moto perpetuo,
la sua metamorfosi dal visibile al non visibile è già
compiuta. La condizione dell’attore può lambire quella
dell’Angelo. Il pensiero della Quarta è l’impossibilità
di darci per intero all’Altro – o cosa o persona –
nell’assoluto conoscere, amare, fare. La coscienza nemica
ce lo impedisce e restiamo come spettatori di fronte allo spettacolo
del nostro cuore. Spettacolo triste, falso, vigliacco. Il poeta
preferisce, allora, la Marionetta che, rimasta sola, attende l’Angelo
che ne muoverà i fili. Il Marionetten-Theater di Kleist ancora
abita in noi, come il Prinz von Homburg, come il Guiskard, come
la Kätchen von Heilbronn, come la Marquise von O così
come aveva abitato in Rilke: “In Kleist divampa un cuore infinito,
splendente e allo stesso tempo quasi soffocato dalla tempesta della
sua vita”. La condizione dell’attore – via dalla
coscienza – può sedere a lato dell’inanimato.
Le bestie – dell’ottava - sono, rispetto alla coscienza
umana, all’altro lato del luogo angelico. Non sanno della
morte, non percepiscono alcun confine, di fronte hanno solo Dio
e vanno in eterno come scorrono i fiumi. La condizione dell’attore
– via dalla percezione del futuro – può avvicinarci
a quella del bambino per il quale l’accadere è puro
e a quella della nobile bestia che nessun segno può delimitare.
Dalla Terza, dalla Sesta. L’amore è la ragazza
amata ma diverso è lo sconosciuto godimento che risale dalle
profondità dell’istinto, l’infinito fermentare
di madri antiche, di padri conficcati nei ghiacciai senza tempo
della nostra anima. Questo è più dell’amore
poiché senza tempo, e il vivente sta dissolto nelle acque,
senza forma e nell’intimo, segno uguale a zero. Hölderlin
ancora. “E’ meraviglioso come l’eroe sia vicino
ai giovani morti./Non vuole durare.” Così come il fico
di Rilke va dritto al frutto maturo saltando il tempo della fioritura,
i giovani eroi non hanno pazienza e si lanciano avanti ancor prima
del loro proprio sorriso. La condizione dell’attore –
via dall’eros e dall’effimero – può sprofondare
nell’abisso del cuore e risalire l’intrico, la selva
fitta del labirinto del continuo accadere e, finalmente, parlare
da uomo. Con voce e corpo di donna.
A setting of words from the Duino Elegies by Rainer Maria Rilke,
a production using the words of ecstasy. |