Leonce und Lena Da Georg Büchner
Tetralogia della Manìa, il progetto quadriennale dedicato alle opere di Büchner “La stanchezza dei gesti che si ripetono, uguali anche i sogni: senza sorprese. E la meraviglia della gamma d’emozioni che offre l’amore. A tratti la musica che pare come annullare i pensieri, i corpi trascinati come foglie dal desiderio del ballo. Domande l’uno all’altro. “Troppo lunga la vita?”. Sguardi. Attese. La recita. Provare ad essere regnanti, la corona in testa..Mondo ordinato e desideri, pensieri disordinati…una vaga leggerezza attraversata da profonda inquietudine. Uan grande commozione. Con lunghissimi applausi”. Valeria Ottolenghi
Dopo sette anni di esperienza laboratoriale con ospiti di comunità terapeutico-riabilitative Lenz Rifrazioni presenta uno degli esiti più alti del suo lavoro con un gruppo di attori ex lungo degenti psichici del manicomio di Colorno: la drammaturgia di riferimento è l’opera teatrale Leonce und Lena, tratta dallo scrittore tedesco Georg Büchner con traduzione, adattamento e drammaturgia di Francesco Pititto e regia teatrale e conduzione del laboratorio di Maria Federica Maestri. Esito performativo del laboratorio teatrale realizzato nel 2006 da Lenz Rifrazioni, in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale dell’AUSL di Parma e presentato durante l’undicesima edizione del Festival Natura Dèi Teatri, lo spettacolo vede in scena alcuni ex degenti psichici, ora ospiti del Centro Polifunzionale P. Corsini di Pellegrino Parmense, insieme alle attrici di Lenz Rifrazioni Valentina Barbarini e Sandra Soncini. Lo spettacolo, che fa parte di un ampio progetto quadriennale 2004-2007 con drammaturgia di riferimento l’opera teatrale di Georg Büchner (Woyzeck, Lenz, Leonce e Lena, La Morte di Danton), rappresenta una tappa fondamentale del percorso teatrale che ha messo al centro della poetica e dell’estetica di Lenz Rifrazioni la sensibilità psichica dell’attore contemporaneo. LEONCE UND LENA, esprimendo con pienezza formale il valore artistico raggiunto dall’esperienza, è stato ritenuto un PROGETTO SPECIALE DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA, dalle caratteristiche ideali per la presentazione in diverse città della regione coinvolgendone Enti locali, Università e Strutture teatrali in esse operanti.
La storia del Principe Leonce e della Principessa Lena, costretti a sposarsi dal Re Pietro, padre di Leonce, acquisisce una nuova forma drammaturgia ed artistica grazie al lavoro condotto con attori ex-degenti psichici. I due giovani, destinati al matrimonio senza mai essersi visti prima, non accettano le imposizioni delle famiglie e fuggono: Leonce con un giovane filosofo vagabondo di nome Valerio e Lena con la sua governante. Leonce e Lena si incontrano per caso in una locanda e, senza sapere le rispettive identità, si innamorano reciprocamente. Il Laboratorio Teatrale Speciale_AUSL è un progetto di sensibilizzazione teatrale rivolto ad ex lungo degenti psichici ospiti di comunità terapeutico-riabilitative. Attivo dal 2000 viene realizzato da Lenz Rifrazioni in collaborazione con AUSL - Dipartimento di Salute Mentale. Oltre alle opere di Büchner, il Faust di Goethe, La vita è sogno di Calderón de la Barca sono le drammaturgie esplorate nel corso degli anni e i cui esiti performativi sono stati presentati al pubblico nell’ambito delle ultime sette edizioni del Festival Internazionale Natura Dèi Teatri. Si tratta di un percorso pluriennale che ha l'obiettivo di dare forma alla sensibilità degli attori disabili psichici attraverso l'esplorazione del linguaggio teatrale. E’ un processo di lavoro che si definisce nella ricerca del “verbo” pedagogico, capace di costruire il ponte tra le visioni immaginifiche dell'irrazionale, potentissimo nei soggetti sensibili, e le azioni corporee e reali dell'esperienza teatrale.
La struttura del Laboratorio si articola in un complesso lavoro di lettura, drammatizzazione, elaborazione scenica condotto dalla regista Maria Federica Maestri, e un lavoro di traduzione, drammaturgia e imagoturgia curato da Francesco Pititto. Nella pratica didattico-formativa di Lenz Rifrazioni il processo di acquisizione linguistica, gestuale e verbale, si innesta fondativamente sull’elaborazione scenica del corpus testuale di riferimento. Il progetto quadriennale 2004_2007 ha come drammaturgia di riferimento l'opera teatrale di Georg Büchner, e in particolare quattro testi come oggetto di elaborazione: WOYZECK, LENZ, LEONCE E LENA, LA MORTE DI DANTON. Capolavori del massimo drammaturgo romantico tedesco, queste opere rappresentano per Lenz Rifrazioni le sintesi poetiche fondamentali del proprio teatro.
INTRO. BÜCHNER PROJECT E’ come se dopo aver tolto l’ultima maschera fosse venuta via anche la faccia. E’ rimasto il contorno di quel viso, il vuoto riempie di vuoto la sagoma. Vuoto e sagoma compongono la nuova effigie dell’attore non più paziente, dell’uomo o della donna a cui è stata strappata via la faccia qualche decennio fa. “In effigie, in effigie!” deve avvenire il nuovo matrimonio con la nuova realtà, con la seconda vita che tutto vuol sapere della prima. Ognuno è Lenz, o Woyzeck o Marie, o Leonce o Lena, o Danton o Julie perché ognuno ha la sua storia che contiene tutti e tutto. Solitudine e parte di un tutto naturale, visioni e frastuoni silenziosi, oziosità imposta e desiderio inappagato, mutamenti che scorrono troppo alti per potervi partecipare. “Non ho voglia di continuare. Non voglio far rumore/In questo silenzio con le chiacchiere dei miei passi/E l’ansimare del respiro./So di una malattia che fa perdere la memoria./La morte deve essere un po’ così.” E’ come se, per ognuno, la memoria fosse tornata e la morte posizionata un po’ più distante, tutti alla ricerca di un po’ di materia per dare corpo alla faccia strappata via. Metamorfosi contemporanea di resurrezione della carne nel work in progress di un’opera incompiuta. (Francesco Pititto)
FELICE ILLUSIONE_CANDLE ENDS 2000_2007 C’è forse un’esigenza di continuità che non deve nulla al continuo, nemmeno come rottura? Nessuno ha mai gridato. Eppure il disastro ha fatto una crepa nel vetro del tempo. A colpi di martello. Tutto era stabilito, deciso, senza scherzo. Ma il capriccio ha organizzato la rovina del tempo regolato, la distruzione della forma pura e vuota in cui s’insedia il presente di ogni vittima. Un sogno fatto di veglia. Una pratica fatta di oblio. Ecco il ricettario del Doktor Null. Narciso impaziente e compiacente il capriccio ha costituito il ricordo (falso) del tempo sregolato attraverso l’esperienza dell’incrinatura. E così le vittime si lasciano per incanto attirare in una coerenza che unifica e universalizza nella contemporaneità dell’altrui rovina. Possiede – il capriccio - una gaiezza scettica, non disponibile, che proietta la serietà del danno, della sofferenza, della morte al di là di ogni serietà. Bisogna dirlo però con pazienza tesa fino all’impazienza. Fino a che raggiunto un compromesso con l’omogeneità (dei destini, delle menti, dei corpi nudi) in una forma di opposizione attenuata all’evidente asprezza del creato, siamo catapultati dal vivere di morte al morire di vita. Oggi siamo perciò felici e capricciosi. (Maria Federica Maestri) |