search
Alta Sorveglianza
Da Calderòn a Genet. Drammaturgia Contromano
In se stesso l’intreccio di Haute Surveillance è molto esile: l’omicidio gratuito commesso in cella da un giovane carcerato desideroso di rendersi degno, emulandolo, del proprio idolo, un compagno di prigionia, e da quest’ultimo, abbandonato e ignorato. Dunque, un atto d’amore (criminale) frustrato. Se l’intreccio è esile, densissimi sono i personaggi ed i rapporti tra di loro. Personaggi caratterizzati da varie fasce, da vari livelli di personalità. Le fasce più profonde – il nucleo, il baricentro – sono così sfuggenti che a tratti si sarebbe quasi tentati di pensare che non esistano, se non si percepisse, sotto la superficie, una forza oscura che tutto pervade e che ha origini lontane. Forse il nucleo è “soltanto” la parte antica, animale del cervello. (Lettera a Roger Blin: “Insisto sulle attrici: devono trasformarsi in bestie. Bisogna aiutarle”).
“Yeux-Verts prende ordini dall’Aldilà!” E ogni Parola diventa inghiottita, ruminata e vomitata per essere di nuovo mangiata, la carne diventa allora pane e il sangue vino per una drammaturgia sacra. “ – il più alto dramma moderno si è espresso nel corso di duemila anni e ogni giorno nel sacrificio della messa. Il punto iniziale scompare sotto la profusione degli ornamenti e dei simboli che ancora ci sconvolgono. Sotto le apparenze più familiari – una crosta di pane – si divora un dio” – così scriveva Genet così come, qualche tempo prima, aveva scritto Federico García Lorca: “Attraverso il teatro di Calderón … si arriva al grande dramma, al grande dramma che si rappresenta mille volte tutti i giorni, alla miglior tragedia teatrale che esiste al mondo: mi riferisco al Santo Sacrificio della messa.” E, in “Alta sorveglianza”, non solo il corpo fisico diviene metamorfosi di una trasfigurazione estatica ed estetica ma anche la Parola stessa diventa carne e visione. “Le belle frasi, avrei dovuto impararle a memoria. Questo si impara. Ma io sono una bella frase: questo non si impara.” e, così come il corpo del protagonista diventa testo, la parola detta rende visibile l’invisibile nella forma del tatuaggio di viso di donna mostrato da Yeux-Verts - girato di schiena, in modo tale da non mostrarlo mai allo spettatore – al suo compagno di cella Maurice. Il sogno, la memoria, le immagini improvvise – “Pas le sang, les lilas.” - si insinuano tra le pieghe di un testo che diventa, strato dopo strato, involucro di erotismo, moralità, ferocia, ricerca di sacrificio e di bellezza nel suo essere elevato a retablo di una scena celestiale e terrificante. |