Il Magico Prodigioso di Pedro Calderón de la Barca
Il magico prodigioso (1637) fa parte della categoria dei drammi religiosi (comedias de santos) scritti da Calderón, secondo la propria interpretazione dell’Antico e del Nuovo Testamento, ma sviluppato secondo gli schemi di un mistero medioevale. Per l’importanza filosofica e teologica dei temi trattati – il libero arbitrio, ad esempio -, la potenza della devozione verso il divino, il lirismo e l’intensità tragica, la perfetta costruzione drammatica, la stupefacente invenzione visiva, quest’opera è considerata una delle più rappresentative del teatro spagnolo. Il "Magico prodigioso" mette in scena la leggenda di san Cipriano e di santa Giustina d’Antiochia, martiri della fede cristiana a Nicomedia nel III secolo. Il dramma doveva essere rappresentato in occasione delle celebrazioni del Corpus Christi.
Il Faust cristiano, Cipriano, che lotta contro "el Demonio" rappresenta la scena più vitale del teatro dell’illusione e del disinganno, delle forze naturali e delle fascinazioni umane. Della Passione.
Federico García Lorca ha scritto: "Attraverso il teatro di Calderón si arriva al Faust e credo ci si arrivi attraverso il Mágico Prodigioso, e così si arriva al grande dramma, al grande dramma che si rappresenta mille volte tutti i giorni, alla miglior tragedia teatrale che esiste al mondo: mi riferisco al Santo Sacrificio della messa."
Per Lenz Rifrazioni un nuovo streben dopo la lunga ricerca sul Faust di Goethe e sulla bellezza pura degli attori sensibili, un avanzamento nell’ostinazione visionaria, un ulteriore approfondimento drammaturgico sulle pulsazioni ideali, etiche ed estetiche dell’uomo contemporaneo, dopo la traduzione scenica de La Vida es sueño.
La realtà delle differenti visioni del mondo naturale e sovranaturale determina ormai la trasformazione e la conservazione del pianeta stesso. Theatrum mundi, el Gran Teatro del Mundo.
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