BIANCANEVE da Sneewittchen dei Fratelli Grimm Dalla Tetralogia delle fiabe dei Fratelli Grimm
Seconda opera della tetralogia dedicata da Lenz Rifrazioni alle fiabe dei Fratelli Grimm, Biancaneve è la rappresentazione di un rituale di sacrificio. Sopra un altare naturale di piume bianchissime, un sarcofago organico di memoria fenicia, innevato da una vetrata altrettanto impiumata, la Mater e Biancaneve compiono i riti della vita ginecea. Il nano principesco in funzione di sacerdozio officia la messa naturale con animo virile.
Note di regia di Maria Federica Maestri
E subito la neve, bianca e piena di sospiri, si macchia di rosso sangue. E la piena d’amore, la madre, al primo suo battito muore. Come resistere alla tragedia che la fiaba comanda? Ubbidendo al primato imperio di salvezza. Lei, di bellezza regale è più bella, perché senza specchi, senza pensieri, senza riflessi. Bellezza che non si guarda, non sospetta, non dubita, né vacilla. Biancaneve nascente da enigmi chimico-terrestri, da rebus climatici, da genetiche celesti, è, prima di divenire carne, colore morale, natura etico-cromatica: nera, di nervatura lignea per verginità impenetrabile, ah quei suoi capelli scuri e duri come l’ebano prezioso; rossa, per santità di labbra e guance ardenti di pudore; bianca, per il freddo viso innevato dalla sua gelida castità. Preda graziata dal tentato guardiacaccia, che la fioritura prossima alla cucciola concede, Biancaneve fugge negli arabeschi boscosi entrando nel dominio dell’antica saga. Nascosta nella tana degli omignoli divini, eterna senza putrescenza, corpo non corpo, riposa stesa nei letti degli uomini non uomini, ah quei numerati nani, sette re della smisura inferiore. Lei rinchiusa nel monastico regno del minus, riceve i doni per il sacrificio del tempo della vita, un nastro che le stringe il petto fino a toglierle il respiro, un pettine i cui denti secernono veleno, una mela imbevuta di malefica pozione. La regina è sacerdotessa minuziosa del rituale immolatorio, oh creatura, della natura vergine-bambina, se così vuol restare per sempre morta deve sembrare. Custodita nella teca di vetro, come marmorea statua scolpita, in mostra viene esibita per il passaggio del collezionista principesco, vecchio amante di rari reliquiari e di necrofilie sentimentali. Il Pigmalione germanico nutrito dall’antenata passione, smuove il boccone avvelenato senza profanare il corpo con il bacio. Metamorfosi e prodigi del tempo mortale ritrovato. Ma un prezzo alla tragedia dall’umano va pagato: eroina del finale è la regina baccante e menade condannata a danzare fino all’ultimo respiro con ciabatte di ferro dal fuoco arroventate.
La partitura musicale di Biancaneve è una progressiva sequenza di riverberi di fisarmoniche filtrate e modulate, che costruisce il tango di morte della Regina matrigna: in opposizione rispondono l'ironia timbrica e tematica dei nani e la melodia ritornellata e jazzata di un ancheggiante principe. |