ALTA
SORVEGLIANZA
Haute Surveillance
di Jean Genet
Drammaturgia_Imagoturgia>Francesco Pititto
Regia>Maria Federica Maestri
Scene_Costumi_Elementi visivi>Maria Federica Maestri
Musica>Andrea Azzali
Interpreti>Valentina Barbarini_Salvatore Natale
Matteo Ramponi_Alessandro Sciarroni
Disegno Luci>Rocco Giansante
Produzione>Lenz Rifrazioni
Tutta l’azione si svolgerà come in un sogno –
indicava Genet. Il sogno liberandosi del reale si accosta alla fiaba
per necessità, è una fiaba che l’inconscio si
racconta mancando il narratore esterno. E’ una fiaba in libertà,
può iniziare così come finisce ma con una variazione
inattesa: la resurrezione del giovane assassinato nel finale della
pièce e della fille du lilas, la giovane ragazza uccisa di
cui narra l’omicida - “Tra i denti avevo un grappolo
di lillà. La bambina mi seguiva. Era attratta … Vi
racconto tutto, ma che questo vi possa servire. Dopo… dopo…,
lei ha voluto gridare perché le facevo male. L’ho strangolata.
Ho creduto che una volta morta io potessi resuscitarla”. Gli
amanti uccisi quando più intenso è l’amore non
si separano mai del tutto dalla vita. Rimangono latenti, pazienti
nell’attesa di ricomporsi a nuova vita nelle metamorfosi di
una fiaba. “Du lilas! Per nove giorni avevo cambiato di sesso.
Ero pieno di crepe dappertutto. E ora? Qu’est-ce que je dois
faire?” E ora cosa fare? Cosa deve fare il creatore se
non aprire alla fiaba degli amanti uccisi lo spazio della resurrezione?
Del mito e della perenne trasformazione, costruire il luogo/tempo
della vita sottratta e ridare forma/corpo all’estasi interrotta.
E, in ALTA S., non solo il corpo fisico diviene metamorfosi di una
trasfigurazione estatica ed estetica ma anche la Parola stessa diventa
carne e visione. Il sogno, la memoria, le immagini improvvise –
“Pas le sang, les lilas” - si insinuano tra le pieghe
di un’opera che diventa, strato dopo strato, involucro di
erotismo, moralità, ferocia, ricerca di sacrificio e di bellezza
nel suo essere elevato a retablo di una scena celestiale e terrificante.
ALTA S. è una fiaba dall’origine antica, attraversa
I grandi sogni calderoniani - non è amore e onore, sangue
e Cristo che cercano i tre prigionieri? Non è il teatro sacramentale
e tragico quello che vogliono i guardiani spettatori? - e la crudeltà
dei Grimm e la tagliente religiosità di Andersen.
Lenz Rifrazioni will present its new creative work from Jean Genet,
“High Surveillance”. “To investigate the indescribable
magnitude of the baroque word by Calderón de la Barca we
read precisely Pasolini and Genet as books which were a source of
poetic and moral inheritance, their writings full of blossoming
baroque and pre-modern fancies, still exude the pus originating
from the innards and from the heat of their blind. Only distant
in time, Calderón and Genet guide us in the obscurity of
appearances, in the labyrinth of dreams, in the mist of illusions
which shatter against the reality of the death of God-man”.
Le repliche proseguiranno, dopo la conclusione
del Festival, nei giorni 18_19_20_21_22_25_26_27_28_29 ottobre 2006.
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