IL
PRINCIPE COSTANTE
di Pedro Calderón de la Barca Traduzione_Riscrittura_Drammaturgia_Imagoturgia>Francesco
Pititto Regia>Maria Federica Maestri_Francesco Pititto
Materie mute>Maria Federica Maestri
Musica>Andrea Azzali
Disegno luci>Rocco Giansante
Interpreti>Alessandro Sciarroni_Matteo Ramponi_Ettore
Lombardi
Sandra Soncini_Elisa Orlandini_Valentina Barbarini
PRODUZIONE_LENZ RIFRAZIONI
COPRODUZIONE_FESTIVAL NATURA DÉI TEATRI
Durata 1h 50
La messa in scena de Il principe
costante tradotta nelle imagoturgie e nelle visioni plastiche di
Lenz Rifrazioni propone un ulteriore approfondimento linguistico
ed estetico dell’opera che, in particolare nella creazione
di Jerzy Grotowski della seconda metà degli anni sessanta,
ha maggiormente contribuito a ridefinire il senso etico dell’attore
e del teatro contemporanei. L’indagine sullo stato di grazia
e sulla purificazione – “luce psichica” - praticata
dall’attore Ryszard Cieslak rimane un punto di riferimento
e di confine tra i differenti valori assunti dal teatro d’oggi.
L’incarnazione della figura drammatica del Principe nel corpo
dell’attore sintetizza i molteplici stati filosofici, psicologici
e psichici dell’uomo globale e dei suoi comportamenti nelle
relazioni tra culture e fedi religiose differenti. Ma altrettanto
significative sono state le diverse esperienze praticate dalla body-art
negli anni settanta, in particolare dall’artista francese
Gina Pane e dal viennese Günter Brus, tramite riflessioni e
perlustrazioni circa gli enigmi del corpo umano e dei santi martiri,
ribelli per vocazione, coraggiosi combattenti non-violenti, eretici,
maniacali e rigorosi.La scrittura per immagini de “Il Principe
costante” curata da Francesco Pititto è stata realizzata
nei luoghi sognati da Calderón de la Barca - Ceuta, Fez,
Tangeri - luoghi reali in cui, con tutta la compagnia, i registi
di Lenz Rifrazioni hanno condotto prove e effettuato le riprese
filmiche che sono state inserite in fase di post-produzione nell’allestimento
teatrale.
The staging of “The Constant Prince” by Pedro Calderón
de la Barca, last scenic translation of the three works composed
of “La vita è sogno” (Life is a dream) and “Il
Magico prodigioso” (The prodigious magician), proposes a further
in-depth linguistic and aesthetic analysis of the work that, in
particular in the creation by Jerzy Grotowski dating from the second
half of the Sixties, has made a significant contribution to redefining
the aesthetic sense of the contemporary actor and theatre.
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