Lenz Teatro | Sala EST domenica 17 novembre | h 21.00

© Foto Brendon
Solisti dell'Ensemble Prometeo
GLORIOR _ Contemporary Music Concert | 60' Progetto realizzato in collaborazione con Fondazione Prometeo
Clarinetto < Roberta Gottardi Violino < Marco Fusi
Bruno Maderna (1920-1973) Serenata per un satellite (1969) per clarinetto e violino
Johann Sebastian Bach (1685-1750) selezione da Sonate e partite per violino solo, BWV 1001-1006 (ca. 1718-1720)
Olivier Messiaen (1908-1992) da Quatuor pour la fin du Temps (1940-1941) Abîme des oiseaux per clarinetto
Luciano Berio (1925-2003) Sequenza VIII (1976) per violino
Johann Sebastian Bach selezione da Suites per violoncello solo, BWV 1007-1012 (ca. 1717-1723) trascrizioni per clarinetto basso
Franco Donatoni (1927-2000) Ciglio (1989) per violino
Karlheinz Stockhausen (1928-2007) Der kleine Harlekin (1975) per clarinetto

© Marco Sartirana
Un'esibizione di due strumenti dalla forte personalità, un tentativo di forzare i propri limiti, uscire dalla resistenza della materia e farsi intensità, geometria, essenzialità primigenia: le Suites per violoncello di Bach qui reinterpretate dal clarinetto; le Sonate e partite per violino dello stesso Bach; o il violino e il clarinetto che si assumono tutti i ruoli dei molti strumenti previsti da Maderna nella Serenata per un satellite; la razionale solidità di Ciglio di Donatoni; l'assolo di clarinetto nel Quatuor di Messiaen, ove s’oltrepassa persino la soglia della percezione del tempo. E poi Sequenza VIII di Berio o quel campionario di clownerie mistiche che è Der kleine Harlekin di Stockhausen: puro teatro, cioè corpo all'opera, che quanto più è corpo, tanto più si smaterializza e si fa soffio.

A show for two instruments with great personality, an attempt to force their own limits, to get out of the resistance of the matter and become intensity, geometry, essentiality: Bach’s Suites for cello here re-interpreted by the clarinet; the Sonate e Partite for violin again by Bach; or the violin and clarinet that take on the role of the many instruments imagined by Maderna in the Seranata per un Satellite; the solid rationality of Ciglio by Donatoni; the solo for clarinet in Messiaen’s Quatuor, in which the time perception threshold is crossed. And then Berio’s Sequenza VIII or that sample of mystical clowneries that is Der kleine Harlekin by Stockhauser: pure theatre, body at work, which: the more is body, the more de-materialises itself and turns into blow.

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