Adelchi

Lenz Teatro | Sala Est
domenica 7 dicembre | h 21:00
martedì 9 dicembre | h 22:30
mercoledì 10 dicembre | h 21:00
giovedì 11 dicembre | h 22:30
venerdì 12 dicembre | h 22.30

LENZ RIFRAZIONI

ADELCHI | 60’
da Alessandro Manzoni
première creazione per ND’T#19

Dopo il macroallestimento dei Promessi Sposi nel 2013, il progetto biennale dedicato all’opera di Alessandro Manzoni prosegue nel 2014 con una nuova creazione ispirata all’Adelchi. Mettendo al centro della propria indagine performativa gli autori fondativi della cultura italiana, Lenz si impone una riflessione profonda sulla potenza poetica e la retorica della lingua. La messinscena della tragedia Adelchi (1822), è il motus per un’attenta riflessione teorica sulla drammatica italiana e sul genere tragico in particolare.
Ermengarda è la giovane attrice sensibile Carlotta Spaggiari, formatasi nei laboratori teatrali di Lenz rivolti a persone con disturbi dello spettro autistico, e già Monaca di Monza bambina ne ‘I Promessi Sposi’. Carlo Destro, già Fra’ Cristoforo nei ‘I Promessi Sposi’, affronta il difficilissimo ruolo del giovane Adelchi, dell’eroe ‘morale’, figura fondamentale nella poetica manzoniana; insieme a lui, Franck Berzieri, interprete di numerose creazioni di Lenz, impegnato nel duplice ruolo del padre Desiderio e di Carlo Magno, entrambi attori con sensibilità psichica che si sono formati nel laboratorio permanente realizzato in collaborazione con Ausl di Parma – Dipartimento Assistenziale integrato di Salute Mentale. In questo progetto scenico si sostanzia la ricerca pluriennale di un “verbo” pedagogico che renda le persone affette da disturbi dello spettro autistico in grado di esprimere le emozioni silenziate attraverso le stimolazioni drammaturgico-sensoriali dell’esperienza teatrale. Attraverso questo processo si ribalta la prospettiva dalla quale guardare alla sensibilità: gli apparenti limiti cognitivi e comportamentali delle persone sensibili non sono più sintomi di un deficit patologico ma divengono elementi da elaborare e tradurre in linguaggio estetico contemporaneo, attraverso il confronto e l’agone – anche fisico e vocale – con i classici.
Dell’Adelchi è la figura di Ermengarda ad essere trasdotta in immagini drammaturgiche che delineano corpi femminili di irriducibile bellezza, mai sottoposta al vincolo del convenzionale. Il rimando manzoniano allega al progetto sui Promessi Sposi’ di Lenz una riflessione/rifrazione sulla forza oppositiva della rinuncia al corpo fino al delirio mortale contro la brutalità del cliché.

Ermengarda è amore psicofisico, la ferita dell’abbandono è nel corpo e nello spirito, il dolore trasfigura e cementa l’eroina rendendola muta e dura alle richieste del vivere normale.

Margrete dal Faust di Goethe, Antigone di Hölderlin, Pentesilea di Kleist, Rosaura di Calderón de la Barca, Ofelia di Shakespeare, Lucia e Gertrude di Manzoni, Didone di Ovidio e molte altre figure di donna si sono sovrapposte le une alle altre, nel tempo teatrale, fino a comporne una sola, grande monumentale come un’installazione di Christo – il grande artista statuitense – sotto la quale c’è solo il vuoto, la solitudine e la libertà come pura aria.’
Ermengarda diventa epifania d’incontro di molteplici storie vissute, d’amori infranti, sospesi, rimandati, dimenticati, imposti e liberati, figura portante di sequenze filmiche scandite come versi settenari di un coro tragico del tempo presente. L’Ermengarda manzoniana rappresenta il culmine esistenziale e teatrale della remissione che le deriva dal rifiuto cui la condanna Carlo Magno, rendendola vittima innocente di una sofferenza impotente e spersonalizzante. L’epilogo della tragedia è il suicidio come gesto di estrema sottrazione dal sé e dal dolore dell’esistenza.
‘Ecco un’altra figura di donna che ama fino alla morte e nel delirio d’amore comunica direttamente al Cielo lo stupore mortale di fronte al proprio abbandono. Ermengarda dell’Adelchi manzoniano non si arrende alla realtà della Storia, quella che i potenti maschi decidono, ma si concede totalmente al proprio sentimento, all’intima storia di amante che tutta la passione contiene, nel non detto, nel non dichiarato, nella casta costrizione dentro al proprio Io. E, come una Pentesilea delirante e lieve, lascia che Eros e Thánatos la conducano per mano oltre il margine della vita. Il coro, in soggettiva, non può che descrivere il suo ricongiungersi alla Natura intonando un requiem in progress davanti al suo corpo muto. Soltanto una sensibilità d’attrice altrettanto potente e lieve può esperire, senza finzione, un tale culmine di pathos e forza espressiva.’
Nell’Adelchi la Storia è contemplata attraverso il dramma interiore dei protagonisti, sublimato in una visione religiosa della vita. Adelchi ed Ermengarda sono spiriti ricchi di contrasti fra ideali e sentimenti (la pace e la gloria per il primo, l’amore ancora vivo del marito per la seconda). Vivono per alti e nobili ideali, comprendono le angosce e sofferenze degli altri e trovano solo nella morte la piena realizzazione della loro complessa e travagliata personalità. Adelchi, prima di morire, dirà che sulla terra “non resta che far torto o patirlo”: si tratta del tipico pessimismo giansenistico, a cui si può opporre una concezione provvidenziale del dolore (la sofferenza è un dono di Dio poiché prova che non si è fatto il male).

 

Drammaturgia | imagoturgia | scene filmiche || Francesco Pititto
Installazione | elementi plastici | regia || Maria Federica Maestri
Musica || Andrea Azzali
Interpreti || Carlotta Spaggiari | Carlo Destro | Franck Berzieri
Cura ||Elena Sorbi
Responsabile progetto riabilitativo || Paolo Pediri
Organizzazione || Ilaria Stocchi
Comunicazione || Violetta Fulchiati
Luci e tecnica || Alice Scartapacchio
Produzione || Lenz Rifrazioni

 

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