SCARPETTE ROSSE
da De røde sko
di Hans Christian Andersen
Lenz Rifrazioni
testo_imagoturgia > Francesco Pititto
regia > Maria Federica Maestri
scene_costumi_elementi visivi > Maria Federica Maestri
musica > Andrea Azzali
interpreti > Sara Monferdini , Elisa Orlandini, Matteo Ramponi,
Sandra Soncini
disegno luci > Rocco Giansante
Produzione inclusa nelle Celebrazioni Ufficiali Mondiali
della Fondazione Hans Christian Andersen 2005
Nello spazio scenico di Scarpette rosse la funzione sacra della croce
si fonde con la dimensione intimistica della camera in un rapporto
di trasparenza diamorfica in cui la vanitas di Karen svela la sua
inevitabile natura penitenziale. Nella sua via crucis, cammino-calvario
drammatico, Karen attraversa sei camere di duplice capacità
peccaminosa e remissoria, calzando la doppia lingua del flagello,
il legno e il sangue. Sigillata la bocca, il verbo del piacere è
solo pensiero, e la bellezza del suo loto d'oro genetico - piccola
Lolita di Nanchino - inebria e confonde i pudori di uomini e donne
senza più desideri. Orfanella destinata al risorto appetito
di vecchie signore, fanciullino effeminato per le misure emozionali
di calzolai eleganti, ragazzina pronta a ricevere il tocco lubrico
e cattivo di soldati deformi, Karen evoca la vertigo di passioni mute
nascoste oltre la porta del cielo morale. Colpisce e distorce la sacralità
dei sacramenti intonando la veglia funebre del pudore per le madri
agonizzanti e innalzando a mistero eucaristico la sua minuscola rossa
fede peccaminosa. Mutato il piacere in pena, risveglia in sé
la passione di pietà e perdono, trasfondendo nel finale della
morte la grazia della punizione in estasi di angeliche bionde penitenze.
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