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Imagoturgia < Francesco Pititto Ho creato una parola che non esisteva, Imagoturgia. Un neologismo per meglio delineare una funzione, un lavoro che facesse procedere di pari passo drammaturgia e immagine, l’una scivolare nell’altra, entrambe a mutarsi in opera fisica con e dentro il corpo dell’attore. Imagoturgia, imago in érgon. In greco érgon è una parola che si avvicina al significato di “lavoro”, ma al tempo stesso ha un significato più ristretto e più ampio. Érgon indica il lavoro dell’operaio, dell’atleta ma indica anche l’operare in sè, l’essere in atto, al lavoro, di una cosa inanimata o animata. Il vedere è l’érgon degli occhi, l’essere amato e rispettato è l’érgon dell’uomo. Quando i nostri attori sensibili ricreano un testo, gesti, movimenti, relazioni qual’è l’érgon dell’immagine? L’occhio di una macchina da presa rifrange chi gli sta di fronte, la dimensione dell’anima, di quel che dovrebbe essere l’anima, la camera oscura della visione e del sentimento, del ricordo, del sogno. L’occhio di chi guarda dentro quest’occhio scolpisce la materia informe che grida riscatto e liberazione, piano piano martella il duro involucro della presunta malattia, giù fino al centro. L’immagine scultura si espande poi per il quadro filmico riconquistandosi durezza e bellezza, certificando così la possibilità dell’arte teatrale di non essere già morta nella gabbia dell’istituzione teatrale. Priva di sentimentalismo, ma plasmata dal sentimento, l’immagine ritorna al tempo reale del vissuto, del praticato, del provato.
THERE IS NO STORY, NARRATION OR PLOT, ALL IMAGES – OLD AND NEW – FLOW LIKE WATER. FASTER AND SLOWER, DEPENDING ON THE SENTIMENTAL WEIGHT OF THE IMAGE THAT PRECEEDS THEM. THEY FIND THEIR AESTHETIC AND DRAMATURGICAL MEANING IN CONTACT WITH THEIR PHYSICAL BODIES, WITH THEIR LIGHT MELANCHOLIA. THUS GATHERED, THEY EXPOSE THEMSELVES TRULY NAKED, RESTRICTED IN NEW AND ATYPICAL TIMES OF FORMAL COMPOSITION. ONE AFTER THE OTHER THEY PASS ON THE BATON OF ARTISTIC PAST, FROM ALIVES TO DEADS AND THEAN AGAIN TO ALIVES, FROM THE NUMEROUS HAMLETS TO AFRICAN DIDO, FROM OVIDIAN CHAOS TO VIRGILIAN AENEIS TILL THE RESTICTED TABLEAUX OF THE FIRST REHERSALS OF PROMESSI SPOSI. THESE ARE, IN FACT, REFRACTIONS OF IMAGOTURGY, OF IMAGOTURGIES IN WHICH THE SENSITIVE ACTORS MIRRORED THEMSELVES LIVE, A TABLEAU OF IMAGES AND SOUNDS SHAPED BY THE ARTISTIC EXPERIENCING ON THE SCREEN OF TIME. ONLY ONE VOICE IN THE BEGINNING, THE VOICE-OFF OF DANIELA, UNFORGETTABLE ACTRESS, FROM DANTONS TOD BY GEORG BÜCHNER.
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