NUOVO TEATRO NUOVO/TEATRO
STABILE DELL’UMBRIA/TEATRO OUT-OFF
Una trilogia che racconta il nostro incontro con
l’artista Pier Paolo Pasolini e il suo Teatro, un viaggio con tre
stazioni nel forse vano tentativo di conoscere l’uomo poeta, l’uomo
regista, l’uomo intellettuale, l’uomo Pier Paolo Pasolini.
Un viaggio importante iniziato tre anni fa, e che
per interi tre anni ci ha insegnato ogni giorno, nel tentativo di
una comunione da condividere non solo tra di noi, ma con tutti
quelli che hanno creduto in questo progetto (produttori,
distributori, amici) e non per ultimi gli spettatori che ci hanno
seguito e in qualche modo ci hanno aiutato nella nostra ricerca e
nello sforzo di avvicinarli ad un teatro che a prima lettura può
sembrare ostico, e non per tutti; il loro esserci ci ha dato una
speranza, e le forze di andare avanti. Un teatro che ci ha stimolati
a cercare, risposte a domande più grandi di noi. Le risposte non
sono arrivate, ma il lavoro ci ha resi vivi, e ci ha convinti che il
teatro di parola è vivo come non mai, soprattutto in questa
parentesi storica della nostra Repubblica, della storia del nostro
paese che si affaccia a questo millennio, dove il torpore
intellettuale e politico dissemina cadaveri ovunque. Oggi la parola
non ha più coscienza. La parola non ha un’anima. La parola è vuota
di tutto, la parola è menzogna. Ma è molto lontana da quella
menzogna necessaria, come ci suggerisce il poeta, per avvicinarci,
accostarci ad una qualche verità. La parola è consolatoria, ed è
nella consolazione che il tutto si ferma… Nessuno più si chiede
perché vivere… no, si vive e BASTA!! CHE PAURA! CHE VUOTO! In questo
vuoto la parola di Pier Paolo Pasolini torna a sgorgare nelle nostre
vene, incidersi sul nostro corpo, a farci credere ancora in una
possibilità. Utopia NECESSARIA alla nostra voglia di vivere la vita
dei teatranti. Viaggiatori, vettori di parola e di idee da
condividere con tutti quelli che hanno ancora voglia di ascoltare
ATTIVAMENTE – SENZA SUBIRE.
PILADE – PORCILE – BESTIA DA STILE: queste le
mete scelte. Questi i luoghi di memoria visitati. Queste le tappe
per provare a crescere, soprattutto per provare a migliorare.
IL MAGICO PRODIGIOSO
debutto nazionale
FÁBRICA NEGRA
PROGETTO CALDERÓN - LENZ
RIFRAZIONI - MARIA FEDERICA MAESTRI - FRANCESCO PITITTO
Già nel 1998, all’inizio della ricerca
pluriennale sull’opera di Shakespeare Lenz Rifrazioni aveva inserito
alcuni frammenti dell’opera calderoniana nella riscrittura
drammaturgica del Sogno di una notte di metà estate. La stessa
appartenenza alla fantasmagoria barocca dei due autori, così
diversi, stimolava all’accostamento ritmico e musicale della
versificazione libera dell’inglese con il metro più cadenzato della
poesia di Calderón. Le stesse modificazioni drammaturgiche
determinate dalla condizione onirica, dall’estasi delle pozioni
magiche, dallo scarto repentino dei ruoli rendeva il confronto un
interessante esperimento di laboratorio teatrale. Come sempre, da
quel primo approccio - come per le opere di Kleist e Goethe negli
ultimi anni - è iniziato un lavoro d’indagine sempre più esteso che
ha determinato la necessità di un ampio approfondimento dell’autore
preso in esame, in questo caso Calderón.
Un primo accostamento e poi un lungo lavoro sui
testi dell’autore scelto è diventata, nel tempo, una costante della
metodologia di lavoro di Lenz Rifrazioni. Così come lo scivolamento
di frammenti di autori diversi ma affini per segno linguistico,
ritmico e contenutistico di un’opera nell’altra: da Kleist a
Shakespeare, da Shakespeare a Goethe e da Shakespeare a Calderón.
Ogni autore ha determinato un periodo di riflessione profonda sullo
stile teatrale da adottare per la messa in scena mantenendo però
costanti la caratteristiche della priorità di corpo, parola e testo
drammatico. La scelta esclusiva, poi, di grandi autori classici ha
sempre permesso alla Compagnia di mantenere un’utile distanza dal
corpo letterario dell’opera lavorando su riscritture che favorivano
il riemergere degli aspetti linguistico-musicali dei testi stessi,
nonché la loro straordinaria capacità di aderire, tradotti, alla
parola e al senso della contemporaneità. Queste le motivazioni di
fondo per intraprendere un nuovo progetto di conoscenza su tre opere
di Calderón de la Barca, alla ricerca della concezione estetica del
suo teatro, delle forme del linguaggio drammaturgico, dell’opera
nella sua complessità ma soprattutto, della sua vitalità
contemporanea. Se, cioè, la sua opera teatrale, tradotta e trasdotta
in nuova scrittura scenica, possa ancora rifrangere sentimenti,
immagini ed emozioni dell’uomo contemporaneo. Un procedere nella
ricerca drammaturgica per germinazioni e concatenazioni successive,
che ha visto i progetti monografici e pluriennali di Lenz Rifrazioni
approdare a Calderón dopo il passaggio shakespeariano e faustiano.
Dalla “piena verità della finzione” di Amleto alla dura verità del
"disinganno" di Calderón. E dal Faust II di Goethe, ultimo approdo
della ricerca faustiana di Lenz nel 2002, a La vita è sogno: "In
Calderón, che non è semplicemente didattico né gelidamente
concettuale, vive uno dei rari esempi di letteratura allegorica che
non ha perduto il contatto con il reale, grazie ad un utilizzo molto
personale di un simbolismo perfettamente adattato alle necessità
della scrittura drammatica, secondo una visione in cui l'intensità
filosofica, religiosa e poetica non avrà eguali se non nel Faust II
di Goethe." scrive Didier Souiller nel suo saggio Calderón e il
grande teatro del mondo. Nel 2004 e 2005 il progetto triennale su
Calderón proseguirà con le traduzioni sceniche rispettivamente de El
mágico prodigioso – per Lenz un nuovo incontro faustiano dopo gli
ultimi tre anni di ricerca sul Faust di Goethe - e de El príncipe
constante.
CENERENTOLA - BIANCANEVE
- CAPPUCCETTO ROSSO - POLLICINO
TETRALOGIA GRIMM - LENZ
RIFRAZIONI - MARIA FEDERICA MAESTRI - FRANCESCO PITITTO
prima presentazione integrale
E' dalla traduzione della fiaba Sotto il Ginepro,
inserita nella drammaturgia dell’Urfaust e del Faust 1, che l’opera
dei Grimm è entrata nel patrimonio genetico-artistico di Lenz
Rifrazioni. L'elaborazione delle fiabe dei Fratelli Grimm ha
rappresentato ben di più di un’ouverture all’immenso affresco del
Faust: ha annunciato modalità estetiche e linguistiche che hanno
caratterizzato la più recente fase creativa della Compagnia. Da qui
la necessità di approfondire la letteratura popolare dei Grimm
ricercando nuovi canoni interpretativi all’interno della struttura
compositiva delle fiabe più famose. Nell’immaginario di chi è stato
e di chi è bambino adesso queste fiabe costituiscono un cult
inattaccabile, ma attraversando le molteplici varianti moderne e le
traduzioni disneyane, un ritorno all’origine della Fiaba domestica
per Bambini dei Grimm, alla sua integrità e interezza, al recupero
sonoro della lingua originale, alla sua radicalità espressiva,
provoca visioni inaspettate. Biancaneve, Cenerentola, Cappuccetto
Rosso, Pollicino sono sorelle e fratelli nordici delle eroine e
degli eroi dei miti greci, Ifigenia, Elettra, Clitennestra,
Antigone, Filottete, Edipo: è la stessa eccentricità tragica che si
imprime nei loro destini segnati da morti, magie, sacrifici,
metamorfosi. La loro peripezia terrestre si manifesta in una
sequenza di esperienze estreme: malattie, tormenti, molestie,
accecamenti, amputazioni, torture, maltrattatamenti. Nelle
elaborazioni sceniche di Lenz Rifrazioni questi segni eccessivi
vengono privati dell’iperbole effettistica della finzione o
dell’animazione e ripurificati dal raggio morale della verità del
teatro. La rappresentazione minuta e plastica degli accadimenti
tragici della fiaba si rivela nell’evocazione abnorme degli atti
reali compiuti. I corpi cerebrali degli attori lenziani ospitano nei
loro involucri innevati la paura, il dolore, l’infelicità ed
erompono sulla scena non protetti dall’infanzia; non raccontano la
fiaba, sono la fiaba, sono la fisica della parabola morale in essa
narrata. Il corpo della scena e dei costumi ricerca nella misura
della minuzia e del dettaglio una visione iperrealistica e meccanica
della struttura delle fiabe, una traduzione materica delle tensioni
morali dei personaggi.
BW: FOLKLORE MARZIANO
PROGETTO BIRD WATCHING
MK
Armunia festival - Castiglioncello - Enzimi
festival Roma - Xing
Con i progetti di Birdwatching, nei quali il
materiale coreografico viene costantemente ridefinito dal contesto e
dalla strategia di esposizione adottata, il gruppo sviluppa nella
ricerca una indagine sul senso della distanza fra corpo scenico e
sguardo dello spettatore.
La sequenza di immagini corporee che costituisce
l’oggetto-spettacolo subisce un sabotaggio nel disvelamento della
realtà/finzione che attraversa il linguaggio della produzione
scenica.
Uno degli obiettivi a lungo termine di questa
progettualità riguarda lo stato dell’ascolto, la condizione cioè in
cui le forze messe in campo dall’atto creativo si scontrano con una
densità di connessioni percettive che è principalmente timbrica. La
figura si disfa; il corpo assume la propria evidenza come luogo
dell’ambivalenza e del rapimento nell’enigma, ma l’immagine è ormai
incrinata: dalla sua breccia fuoriesce il suono.
I danzatori agiscono in uno spazio essenziale,
illuminato dal riflesso della luce. Nelle ultime versioni del
progetto, le loro azioni vengono presentate e descritte al microfono
dal coreografo stesso, in una comunicazione sospesa tra il dialogo
con il pubblico e l’enunciazione radiofonica. Le danze divengono
“numeri”, offerti allo sguardo e all’attenzione altrui attraverso
l’elenco delle loro caratteristiche: durata, dinamica, ritmo,
anatomia, regole dell’arbitrio che costruisce il corpo, ecc..
Il senso della coreografia è abolito
nell’attraversamento di ambienti dinamici costruiti su arbitrarie
limitazioni di senso: tentativi di comunicazione resi parossistici
dalla eccessiva aderenza a sistemi di segno fittizi, una gestualità
che si scontra con il vuoto del discorso, cenni che cercano
ambiguamente un impatto formale. Tutto ambisce all’estrema evidenza;
l’evidenza è l’ambivalenza: ciò che viene prima dei significati.
(body of evidence)
E il volto nascosto rende la pelle del performer
abbacinante.