EXIT N.2_WOYZECK.
APOPLEXIA CEREBRI
Progetto formativo realizzato
con il sostegno di
AUSL_Dipartimento di Salute
Mentale
Domus – Parma coop.sociale
onlus
Periodo: 23 agosto – 8
ottobre
E’ a
partire da un frammento del Woyzeck, inserito all'inizio della drammatugia
di Lenz, che la Compagnia ha dato inizio nel 1986 al percorso artistico,
fondando la visione estetico-poetica del proprio teatro. Dall'incontro con
Büchner, autore romantico tedesco e precursore del teatro moderno, ha
origine l'identità artistica della Compagnia e il suo successivo
addentrarsi nell'universo delle figure visionarie e irregolari del teatro
occidentale: oltre a Lenz e Büchner, Hölderlin e Kleist, a cui ha
dedicato progetti monografici e pluriennali. Dopo quasi venti anni dalla
sua fondazione, Lenz Rifrazioni ritorna alla lezione büchneriana avendo
attraversato esperienze artistiche che hanno messo al centro della propria
ricerca teatrale l'attore sensibile, l'essere umano nelle condizioni di
massima fragilità e vulnerabilità. Nel Woyzeck di Büchner, "capolavoro"
irripetibile del teatro romantico, protagonista della tragedia è un
"ultimo", un misero, un umiliato, reso folle dalla gelosia e spinto al
delitto dai demoni del dolore. Un piccolo uomo, un antieroe, che infigura
la vittima della società funzionale. Nel mettere questa drammaturgia
terribile alla prova del nuovo attore sensibile, Lenz Rifrazioni non
intende creare un processo di identificazione tra il protagonista e gli
interpreti, ma esaltare la qualità unica di potenza e bellezza che essi
esprimono, nella elaborazione drammatica più alta della fragilità
dell'esistenza. In questo primo avvicinamento, a misurarsi con alcuni
frammenti del testo büchneriano, sono gli attori allievi dei Laboratori
integrati diretti da Maria Federica Maestri: il Laboratorio di
Perfezionamento rivolto ad attori normodotati ed attori sensibili di
livello avanzato e il Laboratorio Speciale, realizzato con un gruppo di
disabili psichici ospiti del Centro terapeutico-riabilitativo “P. Corsini”
di Pellegrino Parmense.
WOYZECK. LA FIABA DELLA COMPASSIONE
Non c’è dentro, né spirito, né fuori o coscienza, nient’altro che il corpo
così come si vede, un corpo che non cessa di essere, anche quando cade
l’occhio che lo vede.
E questo corpo è un fatto.
Io.
Antonin Artaud da “Succubi e supplizi”
Dal “Faust” di Goethe a “La vita è sogno” di Calderon de la Barca gli
allievi-attori di Pellegrino Parmense, al quinto anno di laboratorio,
proseguono il loro percorso di ricerca e conoscenza teatrale lavorando su
una delle opere cult della drammaturgia europea: il “Woyzeck” di Georg
Büchner.
Precursore del naturalismo sociale e dell’espressionismo Büchner scrive
nel 1836 un abbozzo di testo teatrale – come Goethe per l’Urfaust –
composto di frammenti senza un ordine preciso e, soprattutto, senza un
finale.
Prendendo spunto da un fatto di vita reale e dal personaggio di Stolzius
de “I Soldati” di J.M.R.Lenz il Woyzeck rappresenta ancora oggi una fonte
inesauribile di energia drammatica.
La frammentazione del Woyzeck di Büchner è poi, paradossalmente, un
elemento di forte unità per gli allievi-attori della comunità di
riabilitazione.
Ogni sequenza diventa un pezzo di vita, un tempo-frammento del vissuto di
ciascuno. Anche le canzoni – “La barbiera di Torino”, “Signor Capitano”,
“Risorgono i morti”, ecc. – improvvisamente risorte dalla memoria in lampi
di improvvisazione, diventano pretesto per dar vita a nuova drammaturgia –
scrive Gottfried benn: “…questa pièce ha la pace di un campo di grano e
assomiglia ad una canzone popolare che accompagna l’angoscia dei cuori e
dei lutti di ognuno”.
Il coltello diventa una mano e l’assassinio si compie in un colpo di sedia
sbattuta.
La frammentazione della vita di ciascuno sembra ricomporsi in ogni
sequenza del testo di Buchner, seppur utilizzato in parti ancor più
segmentate degli originali tedeschi.
Le figure di Woyzeck, Marie, del Doktor sono naturalmente recepite quasi
come persone conosciute, amate, odiate, abbandonate.
Coincidenze di visioni e di stati psichici, come quello della malinconia (melancholie)
ad esempio, sono ripetutamente proposte da ciascun allievo-attore come
strumenti di reale conoscenza e cifra comportamentale.
Se consideriamo che lo stato malinconico (reale, secondo la perizia medica
del tempo, nel Woyzeck realmente vissuto) è stato ed è tuttora considerato
elemento co-determinante dello stato patologico possiamo, forse,
comprendere come la drammaturgia posta in campo possa risultare
particolarmente potente e vera.