Gabriele d'Annunzio 

L'opera, come si sa, venne fischiata già dal terzo atto e la folla spettatrice non entrò in comunione con quella dea senza volto, la Tragedia della Folla non arrivò alla fine."La Gloria? Il mio/destino è d'agognarla e di morire/senza averla gustata" dice l'Adelchi manzoniano. Rimane intatta però la forza d'urto di una tragedia moderna che concentra nel personaggio femminile, Dea ex machina delle forze in campo, le molteplici trasformazioni drammatiche in un tempo senza fine di passato, presente e futuro.
D'Annunzio scrisse l'opera da febbraio a marzo del 1899 a villa Marmalus a Corfù, "qualcosa del mio cervello si scompose" disse la Duse sofferente di violente crisi di nervi e sull'orlo della follia. Da questa "scomposizione" nacque la figura di Elena Comnèna; lui disse di averne concepito il personaggio dopo averne "udito la voce nel vento che passava sul deserto arabico, mentre spingevo il mio cavallo al galoppo sotto il gran sole omicida". Di certo si tratta di una forte e tremenda figura femminile, almeno quanto una nuova Lady Macbeth, che indossa una maschera tragica dispensando e togliendo Gloria agli allucinati combattenti vecchi e nuovi.